Hands-On Fedora 36
INTRODUZIONE
E’ la prima distro in assoluto sulla quale ho messo le mani, correva l’anno 2006 ed era la versione 5; poi è arrivato Ubuntu e non ci ho più badato fino a un breve ritorno di fiamma tra le versioni 29 e 32, dove ho fatto pure la guida post installazione.
E’ una distribuzione libera il cui main contributor è la celeberrima Red Hat; è composta solamente da software libero, ha un ciclo di rilasci particolarmente aggressivo per garantire il software più recente possibile ed è disponibile con vari desktop nelle spin.
In questo caso però mi limiterò a giocare con l’edizione principale con GNOME.
INSTALLAZIONE E PRIMO AVVIO
L’installer, anaconda, non è un qualcosa di particolarmente immediato, lo ammetto, ma è abbastanza comprensibile. Un po’ diverso dal classico wizard avanti avanti avanti, quello dovrebbe poi arrivare in futuro.
La cosa carina è che le VirtualBox Guest additions sono già disponibili, quindi posso lavorare direttamente in full screen e gli appunti sono condivisi tra hosts e guest.
Durante il primo avvio mi viene chiesto se voglio abilitare i repository di terze parti, per includere alcuni driver e software proprietari non contenuti nei repository di Fedora.
Applico lo tsunami iniziale di aggiornamenti e direi che ci siamo.
LOOK AND FEEL
Fedora utilizza la versione stock di GNOME con tutti i suoi problemi collegati tipo la mancanza di una dock sempre disponibile o massimizza e minimizza sulle finestre. Su questo argomento preferisco sempre il tuning di Ubuntu e molte guide post installazione in rete suggeriscono suggeriscono l’installazione di dash to dock tra le prime cose. Ho dovuto installare l’estensione come un pacchetto perché dal sito sembrava non essere possibile.
Magari GNOME predilige l’uso della tastiera al mouse, ma francamente qualche opzione di UX sarebbe bello vederla anche nel progetto principale. Polemica finita, andiamo avanti.
Non ho capito se c’è una scorciatoia per aprire il terminale (90% del mio lavoro è lì), ho paura manchi proprio.
APPLICAZIONI
Fedora arriva con un insieme minimo di applicazioni tipo Firefox, LibreOffice e un po’ di applicativi di casa GNOME. Software permette di installare comodamente altri pacchetti, tutti recentissimi direttamente dai repository di Fedora.
ALTRE APPLICAZIONI
Snap non è supportato, flatpak sì, e molte guide suggeriscono di installare subito il supporto a flathub per espandere il catalogo software.
I pacchetti da installare a mano sono quelli in formato rpm e l’azione del doppio click funziona correttamente. Graficamente però non riesco a disinstallarli in un secondo momento.
Qui però vorrei capire se la maggior parte dei programmi proprietari è disponibile anche nei formati rpm e flatpak, il client del mio nas synology per esempio non lo è.
Attenzione che Fedora non contiene nativamente codec vari per la riproduzione dei formati proprietari, ogni guida post installazione però suggerisce come risolvere il problema.
CONCLUSIONI
E’ sicuramente un’ottima distribuzione, ma non è adatta a chi cerca la pappa pronta; è vero che bastano una decina di comandi copincollati ma un utente base magari si aspetta qualcosina di più.
Per chi come me non apprezza GNOME vanilla e non vuole perdere troppo tempo a giocare con le estensioni, ci sono un sacco di spin disponibili.
Il ciclo di rilascio secondo me è troppo aggressivo per poter essere gestito non autonomamente, il rilascio in stile Ubuntu è secondo me migliore, con 5 anni di supporto e una LTS che esce ogni due anni (così come lo sarà per Amazon Linux 2022 quando uscirà, derivata di Fedora)
Un tempo ricordo l’esistenza di Fedy, un tool per installare al volo quello che serve. Ricordo il sito web, due righe di terminale da copiancollare, fine. Non so se questo progetto c’è ancora o meno, ma magari uno script post installazione, mantenuto dalla community, per gestire le cose extra tipo codec e flathub qualcuno potrebbe farlo (magari ci provo pure io e piazzo noi commenti), aiuterebbe molto a rendere questa ottima distro davvero per tutti.