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Ubuntu per Android: Ma a che serve?

Avevo deciso nei giorni scorsi di non parlare della grande rivoluzione di Canonical, pubblicizzata a destra e a manca dai vari blog come la quadratura del cerchio, ovvero Ubuntu per Android.
Per chi ancora non sapesse di cosa sto parlando (cosa impossibile, era ovunque), Ubuntu per Android non è altro che una versione alleggerita e modificata di Ubuntu e distribuita sotto forma di applicazione (non è un sistema vero e proprio ma si interfaccia ad Android grazie al fatto di poter accedere direttamente al kernel) atta a girare su alcuni smartphone.
Ho detto alcuni perché stando alle specifiche richieste l’applicazione non è per tutti gli smartphone visti i requisiti hardware:
  • Dual-core 1GHz CPU
  • Video acceleration: shared kernel driver with associated X driver; Open GL, ES/EGL
  • Storage: 2GB for OS disk image
  • HDMI: video out with secondary frame buffer device
  • USB host mode
  • 512 MB RAM
Come funziona in soldoni?
Una volta lanciato Ubuntu for Android bisogna collegare lo smartphone ad una docking station perché per funzionare ha bisogno comunque di un monitor, una tastiera ed un mouse.
L’unico vantaggio offerto da questa soluzione è che potrete usare sul monitor del PC alcune applicazioni come Chromium, VLC, Thunderbird più altre applicazioni non mainstream che potete vedere dallo screen allegato

Il problema è che sarete sempre limitati dalla potenza del vostro smartphone oltre che dall’accesso fisico alla docking station, di un monitor, di un mouse e di una tastiera.

Il video che segue mostra Ubuntu per Android in azione


Ora la domanda sorge spontanea. Si è bello, fa figo dire guarda, col cel posso andare sul web da PC, basta solo collegarlo ad una docking station collegata ad un monitor, una tastiera ed un mouse (chi non se le porta sempre appresso?)
Ma a che serve? Se voglio sugli ultimi smartphone posso usare un semplice cavo HDMI e collegare il tutto alla propria TV di casa e guardare ugualmente video in HD, video su Youtube e navigare.
A chi dice, e ma così ho applicazioni speciali. Ma perché avete bisogno di VLC per vedere un video sul vostro smartphone android?
Alcuni (già sentiti) diranno: e ma nessuno aveva mai pensato ad una soluzione simile in modo da collegare il proprio device a monitor tastiera e mouse.

Sbagliato! Forse qualcuno si sarà dimenticato di un dispositivo Android già presente sul mercato da un pò di tempo che si chiama Motorola Atrix e che, grazie alla docking station appositamente realizzata da Motorola, può essere collegato al monitor del proprio pc per navigare in internet con applicazioni dedicate, nel suo caso addirittura con Mozilla Firefox.
Ecco un video di Motorola Atrix collegato alla docking station


Addirittura Motorola si era spinta oltre e come avrete potuto vedere dal precedente video è addirittura possibile collegare il Motorla Atrix ad un notebook (naturalmente è un accessorio non ve lo danno gratis) per trasformare lo smartphone in un laptop.
Ora la domanda nasce spontanea. Ma a che serve Ubuntu per Android?
Ricapitolando, per avere Ubuntu for Android bisogna avere uno smartphone supportato, una docking station da comprare a parte come accessorio e per poterlo utilizzare dovrete avere accesso ad una tastiera fisica, un monitor ed un mouse. Il tutto per poter utilizzare Chromium (fate conto che comunque a partire da ICS è stato rilasciato Google Chrome per Android), VLC e Thunderbird. Il resto delle applicazioni sono infatti superflue in quanto potete usare le app del vostro smartphone.
Alla fine poi, se proprio avete accesso ad un computer fisico (vi serve la tastiera, il mouse e il monitor) usate quello non lo smartphone.
Non è che Canonical lo sta facendo solo per far conoscere Ubuntu TV?

Aggiornamento: A quanto pare Android Jelly Bean, la nuova versione che verrà rilasciata questa estate potrebbe integrare la modalità desktop collegando lo smartphone ad una dock. La notizia è stata riportata da Nexus Lab nell’articolo Android Jelly Bean: OS Desktop collegandolo ad una dock?
Questa notizia, se confermata, andrebbe ulteriormente a discapito della “novità” di casa Canonical.

Marco Giannini

Quello del pacco / fondatore di Marco’s Box