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Sul theming KDE: breve introduzione a BE::Shell

Sopravvissuti ai panettoni, gli interminabili banchetti con i parenti, gli auguri di natale ed i botti di capodanno alcuni si saranno fissati dei buoni propositi per il 2015 su come migliorare la propria esistenza.
Se state leggendo questo post, non siete tra quelle persone.

Il punto della situazione

Da anni ormai sono felice utente KDE, un ambiente desktop scritto in Qt noto per la sua estrema configurabilità e per la sua potenza. Ma anche oggetto di critica sul fronte estetico.

L’argomento infatti ha spesso suscitato una forte reazione emotiva, tale da innescare  accesi dibattiti, odi settari e guerre di religione tra persone prive di vita sociale. 
Personalmente non ho mai compreso come la sola apparenza possa funzionare da deterrente psicologico all’uso di un software, laddove il metro di giudizio dovrebbe essere invece il grado di affidabilità ed  efficienza nello svolgere il lavoro a cui è destinato.  
Tuttavia non mi sento ugualmente di bollare molte delle critiche come “immotivate”: la stessa community KDE ha dovuto riconoscere alcuni difetti congeniti, principalmente una mancata coesione nelle HIG (Human Interface Guidelines) e la necessità di rinfrescare gli artwork di default, risalenti alla guerra fredda.  Ciò ha spinto alla formazione di un gruppo (Visual Design Group) che lavora per colmare le lacune e revisionare l’interfaccia in vista dell’upgrade a Plasma 5x e Qt5/QtQuick2.
Ricapitolando: abbiamo un ambiente desktop non esattamente eyecandy, ma come dicevo poco fa estremamente scalabile e potente. Dove si può scegliere, perché tenere i default?
E qui veniamo al punto della questione: in questa serie di articoli proverò a spiegare alcuni aspetti di base nella tematizzazione del proprio desktop.
Cominciamo dalla fine.

BE::Shell

“QUELLO è KDE?? Ma non sembra il culo di un babbuino!!”

cit. Un perfetto sconosciuto

Più o meno tutti conoscono Plasma, ma pochi hanno sentito parlare di BE::Shell
Bespin Shell è un software basato sulle librerie KDE scritto da Thomas Luebking, ispirato alla filosofia KISS (Keep It Simple Stupid!) che anima molti progetti, tra cui Arch Linux.
Inizialmente progettato ad uso personale e di pochi amici, fu rilasciato dal developer nella speranza che smettessi di rompergli gli zebedei (un errore di valutazione non trascurabile).
E’ concepito come rimpiazzo per Plasma Desktop, da cui si discosta in modo radicale: 
  • Dove Plasma adotta grafica vettoriale per i temi garantendo scalabilità delle componenti senza perderne la qualità, BE::Shell opta per un approccio statico: fogli di stile ed immagini png.
  • Dove Plasma incoraggia la creazione e condivisione di widget personalizzati(plasmoidi), BE::Shell implementa un primitivo supporto ad eseguibili con output HTML 
  • Se Plasma offre delle GUI per gestire il desktop, BE::Shell ripiega quasi interamente su un più tradizionale file di testo.
  • Dove Plasma è semplice, BE::Shell è un calcio sui denti.

Dov’è quindi il vantaggio? 
Ebbene, per i punti appena elencati BE::Shell rappresenta il paradiso per la personalizzazione, garantendo un controllo quasi assoluto della grafica.
Il Box Model CSS
Le applet sono poche e volutamente grezze, ma grazie al supporto Qt per i fogli di stile è possibile impostarne con precisione il posizionamento, i colori ed il comportamento al cambio di stato. 
Quando si necessita qualcosa di più potente si possono creare delle applet personalizzate, più vicine ad un conky interattivo che ad un plasmoide, a conti fatti.

Ma per scoprirne di più l’appuntamento è fissato al prossimo post dove vedremo come muovere i primi passi con BE::Shell!

Marco Giannini

Quello del pacco / fondatore di Marco’s Box