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Wiki Loves Monuments e l’importanza di essere open

Aperte le danze per l’edizione 2014 di Wiki Loves Monuments (Immagine: Teatro di Ferrara, di Lorenzo Gaudenzi, sotto licenza CC BY SA 3.0)

Durante tutto il mese di Settembre si svolge il (mega)concorso fotografico Wiki Loves Monuments, organizzato dai vari capitoli di Wikimedia in 35 nazioni.
In Italia l’organizzazione del concorso è resa più ardua dall’assenza della “Libertà di Panorama“: secondo il Codice dei Beni Culturali, non si può scattare foto al patrimonio artistico (e questa definizione è ampia!) a meno di non chiedere l’autorizzazione al proprietario / alla sovrintendenza competente, pagando eventualmente una tariffa nel caso di riprese commerciali.
Il decreto ArtBonus pasticcia le cose introducendo quello che mi piace chiamare “diritto di selfie”, ovvero potete scattare tutte le foto che potete nei musei a patto che le condividete senza fini di lucro ed a bassa risoluzione. L’interpretazione ovviamente è lasciata per esercizio al potenziale utilizzatore.

Il concorso ha scopo quello di incrementare il patrimonio multimediale libero disponibile su Wikimedia Commons ed in Italia coincide con la girandola di autorizzazioni da parte di amministrazioni pubbliche e sovrintendenze, che quest’anno ha avuto un notevole incremento per quanto riguarda il patrimonio liberamente fotografabile (a partire dagli scavi di Pompei).

Wiki Loves Monuments mette l’accento sulla libera diffusione delle fotografie del patrimonio artistico, nonostante le limitazioni imposte dalle leggi italiane. Ma cosa caratterizza la libertà (o apertura, per tradurre il termine ‘open’) della fotografia?
Si può esemplificare guardando alcuni aspetti delle licenze principi per i contenuti liberi: le Creative Commons. Queste licenze sono nate dalla considerazione che i creatori di opere possono non volersi riservare tutti i diritti, ma solamente alcuni.
I diritti che un creatore si può riservare sono quattro:
– Attribuzione (BY)
– Condivisione allo stesso modo (SA)
– (Uso) non commerciale (NC)
– Nessuna opera derivata (ND)
Questi possono venir combinati in diversi modi, ad esempio nel caso del concorso viene utilizzata la combinazione BY + SA della versione 3.0.

I diritti riservabili mantenendo la libertà dell’opera sono i primi due: infatti nella Open Definition proposta dalla Open Knowledge Foundation é esplicitato che un’opera è libera se (tra le altre cose) ne è permesso il riuso – quindi la modifica- anche commerciale.
Per semplificare: la Pasticceria Tizio può donarmi una torta a condizione che io dica che l’abbiano fatta loro (Attribution) e che, se la offrissi, non aggiunga ulteriori condizioni affinchè un altro la possa mangiare oltre a quelle che ha stabilito la Pasticceria (Share Alike); può anche impedirmi di rivenderla così come me l’hanno donata (Non Commercial) o di farla a fette mettendoci la glassa (Non Derivative).

Rilasciando le proprie opere nel modo più aperto si permette ad altri di costruire qualcosa su di esse, esponendosi anche a possibilità alle quali in un primo momento non si aveva pensato.
Una testimonianza del fotografo inglese Mike Peel dà conferma di quanto detto: se si cerca di limitare l’uso del proprio materiale online mantenendone tutti i diritti riservati si è destinati a veder ignorati o noi stessi o le limitazioni che imponiamo, mentre, al contrario, chiedendo solo una attribuzione le persone sono più disposte a far sapere come hanno utilizzato un’opera. Lui stesso porta degli esempi a supporto della sua affermazione: in quello più divertente si è ritrovato a possedere una stampa su tela di una sua fotografia del London Eye dopo che una coppia fidanzatasi su di esso ha deciso di far produrre una stampa ricevendone per sbaglio due.

In conclusione: caricare immagini su Commons oltre ad aiutare Wikipedia (tra gli altri) può aiutare anche noi stessi.

Per informazioni visitate il sito ufficiale italiano, registratevi a Wikimedia Commons e seguite la procedura dedicata dal sito ufficiale stesso!

Marco Giannini

Quello del pacco / fondatore di Marco’s Box