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Lavorare con Linux: Mario e il paradiso francese

Ritorna, dopo una pausa lunga un secolo, la rubrica Lavorare con Linux. Questa volta a raccontarci la sua storia, troviamo +Mario Calabrese, un amico che ho avuto modo di incontrare su Google+ fin dai primi esordi del social network. Mario, grazie sopratutto al suo talento, è riuscito a trovare lavoro in Francia nel mondo dell’istruzione accademica, un mondo dove l’informatica non ha limiti e padroni come spesso accade da noi.
Buona lettura 🙂

La postazione di lavoro di Mario

Felicemente emigrato in Francia, lavoro nell’università, più precisamente in un politecnico di Rouen, Normandia, come “Ingénieur TICE” (in Italia non me l’aveva mai detto nessuno) dove per TICE si intendono le tecnologie dell’informazione e comunicazione per l’insegnamento. In inglese sarebbe educational­ITC, e dunque, in parole povere, mi occupo di tutto ciò che riguarda l’e­-learning e la didattica a distanza nelle sue varie declinazioni, dalle piattaforme LMS utilizzate come supporto alle lezioni, fino ai corsi 100% a distanza (ora mi sto occupando anche di un Mooc, argomento molto alla moda).
Oltre a questo, sono insegnante di TP (travaux pratiques, cioè esercitazioni in classe) di un corso che si chiama C2i (Certificato Informatica e Internet) che gli studenti fanno nel primo semestre dei loro studi: in pratica è una “patente” di informatica, fatta abbastanza bene, che spazia da abilità pratiche (trattamento testo/fogli di calcolo/presentazione) a concetti giuridici, alla responsabilità nell’usare internet e alla e-­reputazione.
Da utente Gnu/Linux, apprezzo molto la possibilità che ho qui di lavorare con strumenti liberi, anche se io personalmente installo altre distribuzioni (ahimè, non si può avere tutto). Questo succede per tutte le mie varie funzioni: come pc personale ho un Dell con Ubuntu preinstallato e possibilità di metterci il sistema che voglio (oltre ad un Asus­-transformer con Android); nelle aule abbiamo (dopo una lotta fra fedoriani e ubuntisti) Ubuntu su tutte le macchine, con tutti i DE a disposizione (sta allo studente scegliere all’avvio); come suite da ufficio gli studenti lavorano su LibreOffice, anche sulle macchine Windows. In sostanza vengono familiarizzati, al momento dell’arrivo, all’esistenza di Linux, tant’è vero che in una delle ultime lezioni un ragazzo mi ha chiesto se avessi un cd di installazione di Fedora da passargli.
I server, virtualizzati o fisici, sono su CentOs, RedHat e qualche Debian (cela va sans dire).
Per il mio lavoro nell’e­-learning uso la piattaforma Moodle, che ha licenza GPLv3; per produrre moduli formativi a distanza, che siano testuali o multimediali, uso la piattaforma editoriale Scenari, anch’essa in licenza GPL.
Anche per i classici questionari in aula, dove lo studente deve mettere la crocetta con una penna, viene usato uno strumento libero: auto­-multiple-­choice molto utile soprattutto nella fase di correzione, visto che passa per uno scanner e fornisce le copie corrette con i dati dello studente.
Un ‘isola felice? Credo di sì, ma credo anche che le istituzioni formative (e pubbliche in generale) debbano svolgere questo ruolo e evitare di fornire agli studenti formati proprietari. In Francia fortunatamente le università sono sensibili a queste corde: un punto di riferimento importante è il progetto Plume, raccolta di software libero (con qualche eccezione) per l’insegnamento superiore, oltre all’associazione April di difesa e promozione del software libero.

Marco Giannini

Quello del pacco / fondatore di Marco’s Box