Con questo articolo di oggi inizia una serie di collaborazioni con i lettori di Marco’s Box volenterosi di esprimere la propria opinione sul mondo open source e le loro esperienze con le altre distro che non sono trattate direttamente da questo blog.
Ad aprire le danze è
Rodrigo centoventicinque Boschi che ci illustrerà il suo punto di vista su ArchLinux, una delle distro più apprezzate dagli utenti smaliziati.
A voi, buona lettura 🙂
Archlinux, la distro “ikea”
Archlinux è una distribuzione linux sempre più popolare nella comunità di utenti linux,ottimizzata per processori I686 e X86_64 (anche se esiste un porting non ufficiale per arm).
Cerchiamo di capire cosa è arch, cio che offre e cio che permette di fare, cercando di elencare i (tanti) pregi e i (pochi) difetti.
Tutto nasce nel 2002, quando judd vinet distribuisce la prima release di arch; arch è scritta da 0 , è una rolling release e non è basata su nulla di preesistente ma prende ispirazione da alcuni capisaldi dell’informatica : vuole essere quanto più “bsd-like” possibile e soprattutto vuole essere KISS .
KISS, la chiave di tutto..
Cosa significa kiss? Anche se è una distro che si fa amare le effusioni c’entrano poco , kiss sta per “keep it simple, stupid” [falla semplice, stupido] ed è il concetto attorno al quale arch è costruita.
“semplice” trae in inganno i più, non significa “ ecco qua la tua distro pronta su cui non dovrai fare nulla “, ha più a che vedere con l’eleganza ed il minimalismo di qualcosa dove tutto è esattamente dove deve ci si aspetta che sia.
.. e bsd like .. cioè come essere “kiss “
Arch eredita molte caratteristiche dai bsd (net bsd, openbsd, freebsd e tutti gli altri) in particolare la struttura dei runlevel e la gestione dei porting (che vedremo più avanti).
Rolling release, una installazione e non ci pensi più
Cosa significa “rolling release“? semplice, non esiste una versione vera e propria, periodicamente vengono rilasciate delle iso aggiornate solo per lo stare al passo con le novità, non per altro.
Significa anche che una volta installata non ci saranno avanzamenti “traumatici” da fare, il sistema si aggiorna comodamente.
In ultimo arch utilizza sempre software all’ultima versione stabile, generalmente questo software viene pacchettizzato 24, massimo 48 H dopo il rilascio.
Proviamo Arch
Prima di provarla dobbiamo reperire una iso, per farlo basta collegarsi al sito ufficiale e scaricare l’immagine adatta alla nostra macchina.
Per i più pigri ecco i link di riferimento:
Architettura i686
http://www.archlinux.org/iso/2011.08.19/archlinux-2011.08.19-netinstall-i686.iso.torrent [torrent]
La live una volta avviata si presenta così.. nella sua disarmante semplicità: interfaccia CLI e tutto ciò che serve per costruire la vostra arch, si perché questo è il bello! Arch si costruisce da questi pochi e semplici software diventando ciò che voi volete: un media center, un pc desktop completo di gui all’ultimo grido, un desktop minimale per una macchina non freschissima e qualsiasi altra cosa vi venga in mente.
Tralasciando la “sviolinata”, come tutte le distro va prima installata, questo non è “semplice” nel significato stretto del termine, bisogna quantomeno avere dei rudimenti di linux (la nomenclatura dei dischi, conoscere alcuni comuni file di configurazione e saper lavorare con nano) o essere volenterosi di imparare, in questo la vastissima e molto ben localizzata documentazione ci viene incontro aiutando chiunque voglia cimentarsi con questa distro.
Let’s Go
Ci siamo, avete superato l’installazione e torniamo alle prime righe di questo articolo, non sperate di trovarvi difronte a nulla di diverso dalla CLI, avete un sistema operativo completo e funzionante, per ora leggerissimo che aspetta solo voi.
Il primo passo è confrontarsi con il superbo pacman, strumento che al paro di apt e dpkg di ubuntu si occupa della gestione dei pacchetti , sarà con lui che costruirete la vostra distro.
Pacman, il gestore pacchetti “da kiss”
Ecco un software che da solo vale tutta la distribuzione: sintassi semplice, gestione automatica delle dipendenze, interfaccia CLI e una velocità mai vista da altri più illustri colleghi.
Gli amanti del punta e clicca potrebbero non apprezzarlo o non capirlo chiedendosi come può uno strumento che funziona solo da terminale (esistono delle interfacce grafiche ma a parer mio sono più complesse di quanto sia l’utilizzo da CLI) essere così “meritevole” la già citata sintassi semplice e la semplicità dei suoi 2 unici file di configurazione spiegano tutto e se in più ci mettiamo che è velocissimo e che attinge da repositori sconfinati (c’è più software di quanto ce ne sia nei repo di debian , il che è tutto dire) diventa impossibile non capirlo.
ABS e AUR, il tocco in più
Per rimanere in tema “acronimi poco comprensibili” c’è ABS.. e qui non si parla di freni ma di “Arch Build System” cioè il già citato sistema di porting BDS-like, ossia un sistema che permette di “portare” in arch un software tramite la compilazione, diversamente però da quanto fatto con il classico “./configure &&make&&make install” il software non viene compilato ed installato ma viene impacchettato e poi (a vostra discrezione) installato con pacman, semplificandone non poco aggiornamento e eventualmente rimozione.
In più è persino possibile arrivare a ricompilare tutto il sistema per cucirlo addosso alla propria macchina (arrivando ad un risultato simile a quello che si ottiene con gentoo).
Per fare questo però bisogna avere a disposizione un file chiamato pkgbuild che istruirà il compilatore su dove attingere i sorgenti, come controllarli, compilarli ed impacchettarli.
Questo file può essere scritto a mano oppure recuperato tramite “AUR”, ovvero “Arch User Repository”, ossia un repository dove questi PKGBUILD vengono condivisi dagli utenti stessi.
Se tutto questo vi ha scoraggiato nessun problema: per reperire, compilare ed installare in automatico i pacchetti esiste un comodo tool installabile chiamato yaourt che farà tutto per voi.
Diamogli una faccia
In nome della gia descritta filosofia kiss arch non ha una sua interfaccia grafica predefinita, quindi date sfogo alla vostra fantasia! nei repository troverete oltre che gnome, kde (per gli amanti delle novità, c’è già e pure da molto kde 4.8), xfce e lxde troviamo una infinita quantità di window manager a disposizione per cui a voi la scelta.
Esempi di flessiblità
Per dimostrare quanto arch possa essere versatile voglio mostrarvi il “prodotto finito”.
Queste sono le “mie”
Arch X86_64 + gnome 3 + kernel personalizzato compilato tramite abs
Non propriamente leggera, è un sistema desktop che sfrutta appieno le capacità della mia macchina con tempi di boot sotto i 15 secondi.
Arch X86_64 + KDE 4.8 e kernel default
pure questa non propriamente una piuma, comunque veloce e versatile.
ed infine una un po’ speciale, interamente ricompilata per adattarsi alla (misera) macchina su cui gira (un vecchio pentium 4)
arch I686 + openbox ricompilato e kernel ricompilato a misura di hardware
Conclusioni
Arch è senza ombra di dubbio una ottima distribuzione, è versatile e potente; permette all’utente di levarsi grosse soddisfazioni ed apprendere come funziona un sistema operativo linux.
Tra i suoi pro:
- Personalizzazione totale per adattarla ad ogni possibile esigenza
- Approccio elegante e minimalistico
- Avere a disposizione un semplice e velocissimo gestore di pacchetti
- Correttezza di codice e stabilità
- Documentazione ampia e ben tradotta
- Comunità preparata e attiva
Contro:
- Paradossalmente essere sempre aggiornatissima: lo sa chi usava gnome al momento del passaggio tra gnome 2 e gnome 3
- Impossibilità di utilizzare i driver video proprietari : avere sempre l’ultima versione di Xorg significa che possono esserci peridi di non copertura da parte dei produttori dei driver alla nuova versione del serve xorg, ma nulla vi vieta di usarli ugualmente (il pacchetto è disponibile su aur )