C’è chi forka e chi contribuisce
C’è chi forka
Nel mondo GNU/Linux una delle parole più famose è Fork!. Ad un utente non gli sta bene avere i tasti di chiusura a destra e li vuole a sinistra? Fa un fork!
Non mi sta bene il colore delle icone? Altro Fork!
Ho litigato con il cugino della suocera del nipote della zia di uno sviluppatore di una distro? Faccio un altro fork!
Si è arrivati a forkare tutto, sputano come funghi fork di interfacce, di distro, di programmi, la maggior parte dei quali sono player multimediali che cambiano qualcosina ma alla fine son sempre la solita minestra riscaldata.
Può sembrare una cretinata ma quello che ho appena descritto calcando un pò la mano (ma anche no) è uno degli sport preferiti dai programmatori GNU/Linux. I fork se da un lato possono esser visti come una risorsa in quanto portano nuove idee, dall’altro sono un male perché contribuisce a creare castelli, i fork spesso portano alla creazione di un qualcosa che già c’è e che nessuno ne sentiva la mancanza.
Per campanilismo e mancanza di cooperazione spesso programmatori talentuosi e non preferiscono forkare e reinventare la stessa ruota senza contribuire al benessere di tutti.
Un caso emblematico può essere rappresentato dalla recente scelta da parte di Clement Lefebvre di creare Cinnamon, un fork a tutti gli effetti di GNOME Shell che ha come fine quello di integrare l’esperienza utente delle MGSE in Gnome Shell nativamente in modo da poter avere una interfaccia più uniforme. Certo, i motivi sono nobili, sopratutto visti con gli occhi di un utente GNOME tradito come il sottoscritto che non riesce ad amare GNOME Shell. Però questi sforzi potrebbero essere canalizzati diversamente all’interno di GNOME Shell per migliorare il progetto madre, non c’è mica bisogno di fare un fork con tutto il dispendio di risorse che ne consegue.
Un altro progetto a mio avviso “inutile” è MATE, che senso ha forkare GNOME 2 quando si potrebbe contribuire direttamente allo sviluppo di Xfce che invece ne è l’erede morale?
Ma potrei continuare parlando ad esempio di Canonical che forka l’interfaccia di GNOME per proporre la sua Unity imponendola agli utenti. O che, ad esempio, realizza programmi come Ubuntu One o USC che sono esclusivi della sua versione GNOME, e non vengono portati nemmeno sulle sue derivate ufficiali come Kubuntu. Che senso ha realizzare qualcosa da usare solo per se?
e chi contribuisce
In questo marasma di fork fa la sua eccezione Chakra Linux che ha recentemente annunciato che Chakra Gtk-Config, un progetto innovativo nato in seno alla sua comunità verrà sviluppato da KDE. Il nuovo pachetto si chiamerà ora KDE Gtk Configurator e dal suo sviluppo ne beneficeranno tutte le distro che fanno uso di KDE.
Ho evidenziato la parola innovativo in quanto il lavoro svolto dal team non è stato quello di reinventare la stessa ruota ma di fornire un programma nuovo che non era previsto all’interno di KDE e di renderlo fruibile per tutti.
A mio avviso è questo lo spirito di collaborazione necessario all’interno della comunità, lo spirito che fra le tante cose è alla base della filosofia stessa che è dietro al software libero ovvero condividere il proprio lavoro affinché tutti ne possano beneficiare.
Voi cosa ne pensate a riguardo? Il fork è un bene o un male assoluto da combattere?