Che fine ha fatto Nightingale?
Molti dei miei lettori avranno letto un articolo che scrissi qualche tempo fa sulla nascita di un fork per Songbird da destinarsi al mondo GNU/Linux a seguito dell’abbandono del team di Songbird per questa piattaforma.
Alcuni programmatori/utenti/grafici/entusiasti avevano dato vita a Nightingale. Il progetto era partito di gran lena e aveva raccolto numerosi appassionati.
Cosa è però accaduto?
Come spesso accade nel mondo dove ci sono troppi galli non fa mai giorno. Il team si era arenato principalmente sulla scelta della grafica del sito, del blog e del logo. Certo queste sono questioni anche importanti nell’ottica di presentare il progetto ma, imho, sono da realizzarsi alla fine del percorso. Prima fornire qualcosa di funzionante, poi abbellire il pacco.
Così è stato per circa due mesi facendo restare in stallo il progetto. Il sito del progetto nel frattempo ha anche avuto un attacco hacker e si è resettato il tutto.
Cosa accade ora?
Bene alcuni utenti hanno deciso di ricominciare il tutto. Uno di questi, tale AndrewLuecke on Sun ha deciso di stilare una specie di vademecum sul progetto facendo il punto di quanto fatto al fine di cercare una via di uscita. Le alternative a suo dire sono solo tre:
1) Continuare con il fork consci del fatto che i progressi sono lentissimi e quindi un prodotto finito lo si vedrà dopo molto ma molto tempo
2) Eseguire un rebranding di Songbird aggiungendo e togliendo cose
3) Creare un nuovo player da zero.
Logica vuole che la opzione 3 sia da scartare a priori visto che chi si era interessato a Nightingale lo faceva perché riteneva il programma valido e funzionale.
La scelta migliore, a detta della nuova dirigenza, è la 2.
Altre cose da fare sono puntare all’ausilio del forum come mezzo di comunicazione per tutte le modifiche da apportare e usato come fonte di suggerimento per la realizzazione di Nightingale. Altra cosa da apportare al progetto è l’inserimento di un sistema di controllo per tutte le patch che verranno di volta in volta votate prima dell’inserimento finale.
Conclude infine con la necessità di esser pronti a ricominciare il processo in caso di problemi e infine con la possibilità di cacciare i membri poco attivi.
Insomma l’idea finale è quella di mettere una rigida gerarchia all’interno del progetto al fine di quagliare finalmente qualcosa. Questo mi fa riflettere sulla figura di Mark Shuttleworth e sulle recenti critiche avanzate da alcuni sulla sua visione di Ubuntu. Il ruolo del monarca che indica le regole e la direzione è essenziale al fine di avere risultati.
Voi che ne pensate?