Richard Stallman a Foggia: Racconti e riflessioni di un pinguino curioso
Quando leggevo sul web i commenti delle persone che avevano assistito alle conferenze di Richard Stallman (o meglio sarebbe dire alle sue lectio magistralis) ho sempre pensato che l’entusiasmo esternato dagli scriventi fosse sempre troppo esagerato.
Chi come me viene da anni di mondo Windows e si è affacciato al mondo GNU/Linux solo tramite distro più amichevoli che installano anche codice proprietario (cosa abominevole per i puristi del Free Software) i discorsi di Stallman sulla sua visione quasi religiosa del mondo informatico mi avevano fatto sempre sorridere.
Chi come me viene da anni di mondo Windows e si è affacciato al mondo GNU/Linux solo tramite distro più amichevoli che installano anche codice proprietario (cosa abominevole per i puristi del Free Software) i discorsi di Stallman sulla sua visione quasi religiosa del mondo informatico mi avevano fatto sempre sorridere.
Chi mi conosce mi definisce lamer, microsofzozziano e chi più ne ha più ne metta (anche se però il principale accusatore è un utente Mac :D).
Non sono quindi un purista ne mai lo sarò. La mia visione del mondo informatico è molto pragmatica, diciamo pure alla Linus Torvalds maniera: se c’è una porzione di codice proprietario e funziona perché non usarla? Se c’è un software che non rilascia il codice ma che resta free io lo uso eccome; un esempio lampante è Opera Browser, un signor browser che ha fatto la storia della navigazione web e che nel corso degli anni ha introdotto novità riprese poi dai vari competitor. Perché privarmi del suo uso per via della licenza con la quale è distribuito?
A mio avviso l’uso di software misto non è un male e anzi, può servire a traghettare gente verso sistemi GNU/Linux invogliati dal trovare software commerciali o closed per loro indispensabili. Vedasi un utente operante nel mondo dell’ingegneria: egli non potrà mai fare a meno di usare un CAD/CAM e sappiamo che, almeno per ora, l’unica cosa è usare software proprietario. Ecco questa è la mia visione del mondo informatico e dell’open source, unire l’aperto al chiuso mixando il tutto. D’altronde senza questo compromesso non potremmo neppure ascoltare la musica sulle nostre distro.
Tornando ora a Stallman. Prima di andare alla lectio magistralis mi sono rivisto i vari documentari sul free software a mo di riscaldamento per poter meglio comprendere quello che Stallman avrebbe poi spiegato.
Quando l’ho visto arrivare devo ammetterlo, mi sono comportato da scolaretta dinanzi a Scamarcio e sono corso a cercare un contatto con lui riuscendo a stringergli la mano. A dire il vero non so bene perché l’ho fatto, d’altronde è solo un uomo, seppur importante ma pur sempre un uomo.
Chi l’ha visto dal vivo sa ce è un omone. A vederlo così non si penserebbe mai che è uno dei personaggi più influenti del mondo informatico viventi. Da vicino appare appunto come un grosso omone barbuto, così grosso che io a confronto sembro Don Lurio (e son grosso pure io :D).
Il suo primo intervento
Già dal suo primo intervento ha dimostrato il suo vivere al di fuori degli schemi. La prima cosa che fa è cercare di mettersi a suo agio dinanzi alla platea per viverla al meglio (ovviamente scalzo come da tradizione). Ecco, già da questo particolare può trapelare l’altra caratteristica di Stallman ovvero la sua forte personalità; addio gli schemi, addio l’aura accademica, una cosa del genere non l’avrebbe mai fatta nessun altro accademico.
Non è mancata in questa fase un simpatico siparietto con l’organizzazione dell’evento circa la traduzione in tempo reale. La sua conferenza è stata infatti tutta in lingua inglese con somma noia dei non inglesofoni presenti (in pratica parte degli organizzatori :D)
Come logico aspettarsi ha esordito come da scaletta partendo dal concetto di Free Software (ovvero è il software che rispetta la libertà degli utilizzatori) e con un lungo intervento sulle quattro libertà fondamentali.
Ha ribadito il perché il software chiuso è un male: un software chiuso significa sottostare alla volontà dello sviluppatore che ti impone quello che puoi fare o meno con un determinato programma. Se hai bisogno di una modifica l’unica cosa da fare è pregare che il programmatore che ha rilasciato quel programma faccia una modifica e aggiunga la funzione che desideravi.
Col software libero questo non accade perché è possibile personalizzare come un sarto i programmi e avere quello che ti occorre. E’ questo anche un modo per poter vivere con il software libero cioè apportando modifiche; fermo restando però il condividere il lavoro con la comunità.
Durante il suo discorso sui mali del software proprietario Stallman non ha risparmiato nessuno: la Apple che con il suo Ipad che rappresenta un attentato alla liberta personale, ovviamente alla solita Microsoft, l’Adobe con flash e i suoi super cookies , ed infine Kindle che con i DRM imposti sui suoi ebook limita i diritti di diffusione e condivisione della conoscenza. Flash cookie che consentono di identificarci quando visualizziamo contenuti sul web.
Nel suo discorso parla anche di Facebook e dei problemi connessi alla privacy degli utenti.
Approfondisce inoltre il tema dell’informatica nelle scuole. Questo è stato un intervento molto importante. Dal punto di vista economico l’adozione del software libero consentirebbe alle scuole di tutto il mondo risparmi notevoli per l’acquisto delle licenze con ovvie possibilità di investimento in altri ambiti. Il costo dei computer si ridurrebbe alle sole macchine. Bisogna investire sull’introduzione del software libero in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Solo così si potrà affermare il sofware libero come opportunità di nuovo modello di sviluppo
Stallman ha anche parlato dell’Open Source; a suo dire l’Open Source non è altro che un modo per prendere sofware free e poterlo vendere e cioò va contro i suoi ideali. Fa anche una battuta: spesso gli attribuiscono la paternità dell’open source e lui in quel caso dice che se è padre lo è per via dell’inseminazione artificiale.
Parla anche dello sviluppo di Hurd e di come l’avvento di Linus Torvalds abbia portato la possibilità di sviluppare qualcosa di utilizzabile restando però il fatto che all’interno di Linux ci sono porzioni di codice proprietario (i driver) e che questi dovrebbero essere eliminati: non si può scendere a compromessi. Ritorna in questo caso anche sulla definizione di Linux e dell’importanza di chiamarlo GNU/Linux (bellissima la citazione Shakespiriana della rosa :)).
Ogni tanto è stato, durante i suoi discorsi, è stato “sabotato” dal microfono della Microsoft 😀
A ruota libera ha anche fatto cenno alla politica, parlando della situazione italiana e del Ducino (avete capito di chi parla vero? :D) e di come l’avvento di Obama non abbia portato nulla in America dal punto di vista dell’apertura dei brevetti. Ha parlato anche del problema degli utenti di alcuni paesi come l’Australia e la Danimarca, vittime dei filtri usati per la censura dai loro rispettivi paesi.
La sua lectio magistralis si è conclusa con il suo alterego St IGNUcius benedicendo la folla dei presenti (mi sa che la Chiesa Cattolica ci scomunicherà tutti :D).
Cosa ho guadagnato con questa esperienza?
Gli insegnamenti più grandi sono quelli che mi ha trasmesso Stallman in quanto persona.
Dietro la fama che lo precede c’è un uomo, un viaggiatore, un comunicatore nato.
Quello che mi ha colpito di più è stata la sua presenza scenica, imponente, ingombrante, accusatoria. Dal palco ha sentenziato contro i mali del mondo dell’informatica come fa un prete vecchio stampo la domenica mattina durante la sua predica.
L’energia che emana è quella dei grandi oratori di una volta. Se fosse un politico o un capo religioso avrebbe di sicuro le masse dalla sua a seguirlo ciecamente.
Il suo credo è la sua anima.
Vive senza risparmiarsi e senza scendere a compromessi.
Non dico che a seguito di questa esperienza mi convertirò al Free Software, ma di certo guarderò con occhi diversi chi fa del software libero una crociata.
E’ per Stallman e per gente che ha creduto in lui che ora possiamo godere di sistemi operativi gratuiti, che possiamo avere la libertà di scegliere qualcosa di diverso, qualcosa che può essere nostro veramente.
Il suo più grande dono resta comunque la riscoperta del significato della parola condivisione nel mondo digitale. Una parola che spesso viene dimenticata nella vita di tutti i giorni o abusata come slogan.
Del resto condividere è quello che le specie viventi fanno fin dalla notte dei tempi quando si riuniscono in gruppi. E’ la cosa più naturale a questo mondo ed è naturale condividere anche nel mondo digitale.
Ho infine imparato che nell’apparente sterile mondo digitale c’è spazio anche per il cuore e i sentimenti.
Stallman è tutto ciò. Forse avevano proprio ragione quei blogger…
Voi cosa ne pensate?
PS: I video che ho allegato li ho trovati su Youtube. Un ringraziamento è doveroso. Come ho tempo allego qualche altro video da me realizzato (devo spezzettarli per farli entrare su Youtube)
PPS: Articolo in revisione. L’ho postato per smania di scrivere. Correzioni molto probabili in arrivo 😛
PPS: Articolo in revisione. L’ho postato per smania di scrivere. Correzioni molto probabili in arrivo 😛